Perché piango? Perché sto male dentro e non perché sono triste. E perché sono triste? Sono triste perché sto male. |
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"Perché piango? Perché sto male dentro e non perché sono triste. E perché sono triste? Sono triste perché sto male!"
<<Cambiamenti corporei seguono direttamente la percezione del fatto stimolante (…) e la sensazione dei cambiamenti stessi mentre si verificano è l’emozione>> (James, 1884)
<<Il senso comune dice che ci accade qualcosa di brutto,
siamo dispiaciuti e singhiozziamo (…). [La mia ipotesi] è che ci sentiamo dispiaciuti perché piangiamo, arrabbiati perché ci accaloriamo, impauriti perché tremiamo>> (James, 1890)
Negli anni 1884-1885, il più eminente psicologo americano, William James, e uno psicologo danese, Carl Lange, pubblicarono, indipendentemente l’uno dall’altro, una teoria analoga dell’emozione.
Lo scopo che entrambi si proponevano era di sfidare quella che essi definivano la teoria del senso comune, secondo la quale, quando a qualcuno viene chiesto perché trema, di solito risponde: "Perché ho paura", oppure, alla domanda perché piange, replica: "Perché sono triste". Queste risposte implicano la convinzione che prima vengono le sensazioni, le quali, a loro volta, producono gli aspetti fisiologici ed espressivi delle emozioni.
Secondo James e Lange, bisogna combattere la teoria del senso comune, dal momento che non piangiamo perché siamo tristi, ma ci sentiamo tristi perché piangiamo; non tremiamo perché siamo spaventati, ma proviamo paura perché stiamo tremando. Il cuore non batte più in fretta perché siamo arrabbiati, ma siamo in collera perché il cuore batte più in fretta. Gli studi successivi (Izard, 1979; Schwartz et al.,1976) hanno sostenuto la tesi a proposito delle espressioni facciali: non ridiamo perché siamo felici, ma proviamo una sensazione piacevole perché ridiamo. La teoria di James-Lange sostiene che l’emozione è la sensazione di modificazioni fisiologiche.
Sebbene James venga ricordato per questa incarnazione delle emozioni, idea pionieristica e profetica, la sua visione riguardo ai sostrati cerebrali risulta più profonda e razionale.
La sua rivoluzionaria teoria sull'emozione sostiene che la percezione emotiva deriva dalla percezione delle nostre risposte fisiche (enterocezione) alla comprensione cognitiva di minacce esterne (o di stimoli più piacevoli). In altri termini, l'esperienza dell'emozione sarebbe integrata con i segnali corporei provenienti dalle risposte di tipo cognitivo alle informazioni motorie, neuroendocrine o neurovegetative, per cui si verrebbe a formare una sorta di sequenza "circolare" nella comunicazione, che dal cervello viaggerebbe verso il corpo per poi ritornare al cervello. Secondo la visione di James, inoltre, le emozioni non verrebbero trascritte nel cervello in centri separati (ad esempio il centro dell'ansia, il centro della felicità): le rappresentazioni neurali delle emozioni verrebbero invece integrate con quelle del corpo (James 1890). A mio avviso, la cascata dei fenomeni percepibili dall'emozione ha perfettamente la rappresentazione della gettata ormonale, in termini temporali, di spettro e di intervento sistemico (Luchetti 2015).
D.O. Lorenzo Luchetti